Google Best Things: come rivoluzionare il flusso e l’esperienza d’acquisto

Nell’ambito del workshop che ci ha visti impegnati nel recente Qamp, abbiamo approfondito un interessante progetto interno di Google Shopping. Google Best Things è un microsito che ha la funzione di mettere in evidenza 1000 prodotti, basandosi su ciò che è realmente popolare sul web.
Come? beh se parliamo di Google, non possiamo che parlare innanzitutto di ricerche. 

Come funziona Google Best Things

Invaghiti innanzitutto dall’innovativa modalità di interazione con quella che sembra essere più una wall di Pinterest, che un catalogo di un e-commerce, ci lasciamo rapire dall’infinita possibilità di scroll e dalle tessere di tassonomie che alternano gruppi di prodotti ai celebri “moments” di Google. Ma quest’aspetto così coinvolgente cela in realtà una modalità assolutamente innovativa di navigazione di una vetrina di prodotti.

Le tessere flottanti presentano infatti non solo i prodotti e le categorie di prodotto più ricercati, votati e recensiti nel web, ma anche le ricerche sul modello “i migliori….” che avvengono più frequentemente sul motore di ricerca di Mountain View. Ne va da se che è fondamentale avere a disposizione una mole di dati significativa, una squadra di data scientist di un certo livello e una expertise in termini di sviluppo basato su AI e machine learning all’avanguardia.
E anche qui ci vien da dire, che Big G problemi non ne sembra avere.

A cosa serve? a chi è rivolto?

L’obiettivo dichiarato di questo esperimento è quello di permettere all’utente di scoprire i migliori prodotti e dove comprarli.
Ma quali utenti?

Beh è evidente che oltre a noi addetti ai lavori, i quali ci lasciamo facilmente affascinare dal material design e da nuove forme di interazione, il target sembra essere:

  • il binge shopper, cioè colui che sente il bisogno di acquistare qualcosa
  • l’impulsive shopper, cioè colui che ha bisogno di acquistare in tempi brevissimi
  • l’assiduo comparatore, cioè colui che vuole capire quanto più o meno dovrà spendere per un tipo di prodotto

Di fatto anche i punti di forza di questo portale sono semplici e immediati:

  • Fare leva su almeno 3 bias cognitivi (categoria, autorità e prova sociale) per aumentare la fiducia dell’utente e la sua decisionalità
  • permettere all’utente un confronto super veloce e una brevità assoluto all’acquisto diretto
  • fare leva sulla curiosità di chi naviga il sito per il solo gusto di scoprire quali sono i must have per un viaggio in famiglia.

Di fatto, la piattaforma sembra proprio disegnare su web quello che è il Messy Middle Funnel, un nuovo framework di funnel di marketing teorizzato proprio da Google. Questo esperimento va proprio nella direzione di “sbrogliare” quella fase intermedia di esplorazione e valutazione che sta tra la scoperta del prodotto da parte dell’utente, e il suo acquisto.
Un altro pro ben visibile di questa interfaccia e che mettendo in evidenza un numero ristretto di prodotti, va nella direzione di aumentare i guadagni derivati da quei prodotti best sellers, nel quale la marginalizzazione è al massimo.

Come possiamo sfruttare questa esperienza?

Dal nostro punto di vista, questa esperienza potrebbe essere sfruttata anche in realtà più circoscritte. Immaginate un e-commerce con un listino prodotti piuttosto ampio, che possa offrire, parallelamente al classico catalogo un’esperienza di scoperta alternativa. Un bel biglietto da visita no?!

E non solo.

Consegnare un’esperienza utente di questo tipo può essere uno strumento di orientamento per grandi e-commerce multiprodotto, creando delle “product clouds” personalizzate, sfruttando (ipoteticamente) il database interno e le ricerca sul sito. 

Nota dolente?
Beh sicuramente, le difficoltà che si possono incontrare sono soprattutto relative alla strategicizzazione di quali flussi di dati tracciare e sfruttare, in ottica di consegnare un risultato ottimale (es. se le ricerche sul sito sono poche, forse è il caso di considerare altri comportamenti), oltre alle complessità relative allo sviluppo di un sistema così complesso e generativo, in termini di know how ed expertise per la gestione di tecnologi basate su AI e machine learning. 

Siamo di fronte al futuro delle piattaforme e-commerce? Nel dubbio continuiamo a guardare agli esperimenti di Google con la giusta curiosità.

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